Si, la forza dell'alpinista è saper rinunciare, ma, poteva capitarmi due giorni di fila in due contesti assolutamente diversi?
Natale, 8 del mattino, partiamo di Villazzano per una via sopra Dro alla Piramide Lakshmi sulle Coste dell'Anglone. Apro io. Siamo contenti perché siamo arrivati presto, abbiamo camminato tra gli olivetti, e non abbiamo perso neanche 2 minuti per trovare la via, Sofia. Parto, è sporca, lo sapevamo dalla relazione. È abbastanza sporca, i piedi scivolano, ma dai, dal secondo tiro dovrebbe diventare verticale e migliorare... E poi, siamo in montagna, mi aspettavo il tappeto rosso?
26 dicembre, 3 disperati di cascate partono dal Passo Gardena per salire la Torre Vitty. Apre il Francesco. C'è neve trasportata dal vento, ce ne siamo accorti durante l'avvicinamento. Ma, si poteva riempire il canalone di neve farinosa? Si.
Quanto rischio è il rischio giusto da prendere? Voglio un po di più, sempre, perché mi diverto superando la sfida tecnica, ma preferisco la gioia alla sofferenza. Quindi, quando fermarsi?
Sono da sola di fronte al secondo tiro. Non è difficile. Ma de 5 prese che ho testato, 4 si muovono e potrebbero staccarsi. È ancora tutto sporco, i piedi scivolano. Vado avanti, migliorerà. Raggiungo un albero, mi potrei calare da qui casomai... Supero un grandissimo sasso non proteggibile. Arrivo a una placca che sale in diagonale, è molto bella. Per prendere l'unica presa della placca, mi devo allargare tanto. Ho un piede, sporco. Mi sento strana. Sono in questo tiro da più di 20 o 30 minuti non so bene, ma è eccessivo. Arrivo a un vecchio chiodo, rinvio. Adesso è diventata difficile, una placca un po' tecnica. Non mi potrei calare facilmente da qui. Vado avanti, magari migliora, forse. L'arrampicata diventa atletica, e questo non è ancora il passaggio chiave. Cosa siamo venuti a cercare oggi alla Piramide Lakshmi? Rinvio altri 3 chiodi, vedo l'uscita, ma sarebbe impossibile scendere da lì nel caso tutto questo non piacesse a Jérémie. Non mi sto divertendo. Voglio scendere. Il mio piano è disarrampicare fino all'albero. Scendo passo a passo. Guardo questo enorme sasso dall'alto, non c'è la faccio a dissarrampicarlo, lo dovrei fare senza assicurazione. Attrezzo il chiodo salvatore e decido di calarmi da un unico chiodo, cosa non ottimale, ma fattibile se mi cala Jérémie. Ci ritroviamo, facciamo le doppie e via, picnic e visita del Castello di Drena.
Si partiva diretto su misto appoggiato, invece oggi, è tutto coperto di neve. Meglio, si inizia facilmente. Secondo tiro, ancora tanta neve, facciamo fatica ad andare avanti. Doveva essere quasi una passeggiata ma si sono formate queste torri di neve non proteggibili che dobbiamo scavalcare per arrivare alla roccia dove poter mettere i friends. È difficile muoversi ed è difficile anche proteggere. Sono passate almeno un paio d'ore e siamo solo alla seconda sosta. Al piede del tiro chiave. Tiro chiave? Ghiaccio sottile su roccia, roccia coperta di neve, neve su ghiaccio. Parte Francesco. Dovrebbe fare un paio di metri e riuscire a mettere un friend. Non sono due, sono di più. Non si riesce ad arrivare al punto per incastrare il friend. Dobbiamo salire tanti metri su passi delicati senza poter proteggere, non ci la sentiamo. Intanto arrivano altre due cordate. Prova un secondo Francesco. Questa roba non piace neanche a lui né a Ivana la sua compagna di cordata, neanche a Max e Laura. Tutti i 7 a fare le doppie, via dalla Torre Vitty e a condividere la birra al bar.
Jérémie dice che se a volte rinunci è perché fai cose che non sai se puoi fare. Quindi se non rinunci mai è perché fai cose che sai già che le puoi fare. Secondo me, se con l'esperienza rinunci sempre meno, vuol anche dire che sai valutare in anticipo le condizioni e le tue capacità... chi lo sa!